Nuova ondata di caldo, ma attenzione al proseguo.

Una fase stabile soleggiata e molto calda ci attende per l’ultimo week-end di agosto, a causa della risposta prefrontale della perturbazione atlantica in discesa verso il l’Europa occidentale.
Tra sabato e domenica torride correnti nordafricane invaderanno anche la nostra regione con isoterme molto elevate +25/+26 a 850 hpa e temperature massime che potrebbero sfiorare i 38-40 gradi nelle solite aree roventi della regione.
Ma la rapida discesa di una massa d’aria alimentata da fredde correnti di origine groenlandese, andrà a capovolgere la situazione, e se il centro nord Italia vedrà una severa fase di maltempo, al sud nonostante più ai margini, da lunedì sera andrà a realizzarsi un netto crollo termico che ci riporterà poco sotto le medie del periodo.
Nelle immagini le ANOMALIE di temperatura di sabato e martedì.

Fig. 1 – mappa realizzata sulla variazione delle temperature rispetto alla media del periodo di oggi 28 Agosto e domenica 30 – l’Italia è immersa qui in un’area in rosso, a segnalare valori di temperature sopra media.

 

Fig.2 – mappa realizzata sulla variazione delle temperature rispetto alla media prevista per il  2 Settembre – l’Italia è qui segnata sotto un’area blù ad indicare i valori di temperature sotto media.

Intervento a cura di Domenico Talarico

Ondata di caldo alla fine. In arrivo correnti più fresche.

Siamo nel pieno dell’ondata di caldo che ci sta interessando da tutta la settimana; ma iniziamo a vedere quando finirà.

L’afflusso di correnti calde subtropicali, ha portato le temperature a stare oltre i 30°C per gran parte della giornata (anche in serata si fa fatica a scendere sotto i 26°c).

Ma nella prossima settimana, potremo vedere la chiusura di questa calda parentesi; manca quindi solo qualche altro giorno di questo fastidiosissimo caldo.

A partire da martedì sera-mercoledì si passerà da così (la prima immagine riferita ad oggi) a così (la seconda immagine riferita a mercoledì).

 

Fig.1 – mappa realizzata sulla variazione delle temperature rispetto alla media del periodo di oggi 1 Agosto – l’Italia è immersa qui in un’area in rosso, a segnalare valori di temperature sopra media.

Attenzione però, nelle immagini sono raffigurate le ANOMALIE rispetto alle medie.

Fig.2 – mappa realizzata sulla variazione delle temperature rispetto alla media prevista per il  5 Agosto – l’Italia è qui segnata sotto un’area blù ad indicare i valori di temperature sotto media.

Il rosso della prima immagine sta ad indicare che oggi siamo circa 5 gradi sopra le medie del periodo (vedi scala sulla destra).

Allo stesso tempo il blu della seconda immagine NON rappresenta un’ondata di gelo, ma sta ad indicare (sempre in base alla scala segnata) che andremo sotto le medie del periodo di circa 5/6 gradi.

Le temperature caleranno perciò di circa 10/11 gradi, si tornerà a respirare, inizialmente sarà freschetto anche se per i primi giorni il problema resteranno le case infuocate, che impiegheranno tempo a raffreddarsi.

 

Domenico Talarico

 

La cometa C/2020 F3 (NEOWISE) – la nuova “star” dell’estate.

E’ stata scoperta solo IL 27 Marzo 2020 dal telescopio spaziale NEOWISE (da cui prende il nome), ma si sta prendendo tutta l’attenzione di noi terresti.

Stiamo parlando della Cometa C/2020 F3 (NEOWISE), con i sui 5 km di diametro di roccia e ghiaccio, sta attraversando il sistema solare interno, passando vicino al Sole a “soli” 44 milioni di km; distanza sufficiente a riscaldarla a oltre 260 gradi.

Per un corpo formato prevalentemente di ghiaccio questo vuol dire metterla sotto un enorme stress, il vapore generato dallo scioglimento degli strati superficiali ci permettono di vederla immersa in una nube di gas e polveri che ne vanno a formare la chioma e una lunga coda illuminata dalla luce del Sole.

 

Fig.1 – Nella fotografia notevoli le “nubi nottilucenti” visibili in varie zone dell’Italia settentrionale

Fig.2 – Cometa fotografata nei cieli del Libano, scelta per “La Loto del giorno” dalla NASA il 7 Luglio.

Vi chiederete ora, come possiamo vederla?

Bene, non sarà molto difficile, la sua luminosità è abbastanza alta da essere vista ad occhio nudo (seppur in una piccola parte, meglio con un binocolo).

La sua posizione è a Nord Est, più o meno vicino al punto da dove sorge il Sole la mattina.

La sua vicinanza al sole attualmente la pone quindi ad avere un tempo di osservabilità un po’ scomodo e limitato, in genere intorno alle 4 del mattino, e fino a quando non sorge il sole a coprine la vista.

mappa.

Fig.3 Mappa – Qui è indicata la posizione della Cometa a Nord Est alle 4.20/4.30 circa, con cerchiati gli astri principali visibili ad occhio nudo più vicini.

 

La previsione per i prossimi giorni.

La cometa,  nei prossimi giorni tenderà ad allontanarsi velocemente dal sole; questo la rende più comoda per essere osservata, ponendosi in orari sempre più “lontani” al sorgere o dal tramontare dal sole; ma allontanandosi, diminuisce la sua luminosità, quindi diciamo che i due fattori in parte si compensano fino a fine mese.

A partire dall’ 11 luglio sarà preferibile osservarla per comodità in serata, seppur bassa sull’orizzonte di nord-ovest, dalle 21 alle 24 circa, prima che tramonti a nord Ovest.

Fra il 22 e il 23 luglio la Neowise si troverà alla minima distanza dalla Terra di 104 milioni di km, ma essendo ormai in fase avanzata di allontanamento dal Sole sarà meno luminosa (a meno di sorprese, cioè a frantumazioni maggiori del nucleo della cometa, che possa rilasciare così più gas e polveri, che la renderebbero molto più visibile)

Consigli per fotografarla by www.uai.it

“La cometa attualmente è facilmente fotografabile con una fotocamera, meglio se con con un piccolo teleobbiettivo, fissata su di un treppiede e con tempi di posa indicativamente intorno ad 1 secondo (400-800 ISO).

Anche qui sono necessarie diverse prove per cogliere il momento migliore, eventualmente curando anche l’inquadratura con gli elementi del paesaggio”.

Credit:

In copertina: La cometa C/2020 F3 ripresa all’alba dell’8 luglio 2020, quando era a 0,994 UA dalla Terra e a 0,325 UA dal Sole. Notare la coda di polveri che appare divisa in due probabilmente per una emissione asimmetrica del nucleo (Crediti: A. Carbognani).

Osserviamo la cometa Neowise (C/2020 F3)

La cometa C/2020 F3 NEOWISE visibile nel nostro cielo

Si apre una parentesi di maltempo sulla Calabria.

Dal caldo intenso di questi ultimi giorni tra la fine di Giugno e l’inizio di Luglio; si passa adesso verso un periodo più instabile.

È già iniziato il ricambio d’aria con le correnti che iniziano a ruotare dai quadranti meridionali a quelli settentrionali.
Ma il calo termico si avvertirà maggiormente nella giornata di domani 5 Luglio .
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Scatta nel primo pomeriggio la prima instabilità sui rilievi, ma inizialmente solo sul versante più orientale dalla nostra Sila dove non si esclude qualche fenomeno localmente intenso.
Intanto scivola sempre più a sud la goccia fredda in quota che nella notte tra sabato e domenica sarà responsabile di maltempo diffuso sulla Calabria con fenomeni anche violenti sul versante del basso Tirreno.
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Nelle immagini le probabili precipitazioni cumulate ogni 6 ore.
La previsione risulta molto complessa per via delle particolari condizioni atmosferiche presenti.
Domenico Talarico
immagine di copertina credit rivieradelconero.blogspot.com

SpaceX, Parte la prima navicella spaziale con astronauti a bordo.

La SpaceX si prepara ad affrontare il suo lancio più importante, quello che la consacrerebbe come la prima agenzia spaziale privata capace di portare astronauti sulla ISS con un suo sistema interamente auto costruito.

Aggiornamento:

Il lancio è stato rimandato a Sabato 30 alle ore 21.22 Italiane per un peggioramento del tempo oltre un limite prudenziale per la missione.

\/ Segui la Diretta \/

Old_Questa sera alle 22.33 italiane_Old

direttamente dal Kennedy Space Center della Nasa a Houston, in Florida (Usa) dalla rampa di lancio pad LC-39A (la stessa dalla quale partirono le missioni Apollo per arrivare sulla Luna!), partirà la prima missione in assoluto con umani (2 astronauti americani) dentro ad una navicella costruita da una compagnia privata.

 

Razzo Falcon 9 – con in cima la Navicella Dragon2

Altro fattore in aggiunta, è l’essere la prima missione con umani a partire dal suolo statunitense dal 2011, dopo il pensionamento degli Space Shuttle.

Quello di stasera quindi non sarà un semplice lancio, come se ne vedono sempre più negli ultimi anni, ma rappresenterà a tutti gli effetti una nuova era per l’astronomia mondiale; quella dove le compagnie private riescono ad avere ruoli da protagoniste.

\/ Prima Diretta \/


Ecco la navicella Crew Dragon-2 con in altro la parte dove staranno gli astronauti (area a cono) e sotto, coperto da pannelli solari, una area dedicata al carico da trasportare.

La NASA dal canto suo, è ben felice di supportare questi progetti privati, capaci di avere efficienze economiche superiori e con la giusta attenzione alla sicurezza del personale.

Per la SpaceX non è la prima volta che raggiunge la ISS; ha già fatto volare diciotto missioni di rifornimento verso la Stazione spaziale e precedentemente, a marzo 2019 ha inviato una Dragon con la missione Demo-1, ma solo come test.

Gli astronauti all’interno della Navicella Dragon 2 di SpaceX.

Adesso si parla di trasporto con umani, quindi siamo ad un livello ben diverso.

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Ma ora parliamo più in dettaglio della missione; la Demo-2 della NASA con la navicella Crew Dragon2, spinta da un razzo Falcon-9 della SpaceX.

Questa sarà la Missione:

Partenza ore 22:33 / Razzo: Falcon 9 (Capace di atterrare autonomamente ed essere riutilizzabile) / Navicella: Crew Dragon2, 7 posti, ma ora configurata per 2 Astronauti / Tempo della missione: indicativamente 24 ore / Ritorno: Ammaraggio in Oceano Atlantico attutito da 3 Paracadute di nuova concezione.

Il Piano della Missione by Link 2 universe


Ma parliamo anche dell’argomento di questo sito, Il meteo, tale fattore sarà di grande importanza per garantire un’adeguata sicurezza in ogni evenienza della missione.

Bisognerà sperare in un tempo sereno, per permettere alla missione di procedere con le dovute cautele; un tempo troppo incerto potrebbe portare facilmente alla decisione di rimandare il lancio a giorno 30 maggio.

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Attualmente  una perturbazione a nord della Florida mette un po’ a rischio la decisione di avviare il lancio; siamo a circa 40% delle possibilità che il lancio sia fatto, ma il 60% rimanente è ancora alto e bisognerà attendere fino alle ore prossime alla partenza per capire se si rimanderà la missione o meno.

“Tale decisione verrà presa a 45 minuti dal lancio”.

 

Per seguire la diretta ecco dove trovare il Live:

Canale NASA: https://www.youtube.com/watch?v=Aymrnzianf0

Canale SpaceX : https://www.youtube.com/watch?v=rjb9FdVdX5I

Focus Tv Italiahttps://www.mediasetplay.mediaset.it/diretta/focus_cFU

Link4universehttps://www.youtube.com/watch?v=fVnD55qjVn4

 

Descrizione missione da parte del quotidiano online scientifico media.inaf.it

Il volo che porterà i due astronauti-collaudatori a bordo della Iss durerà circa 24 ore, tempo necessario per portare la Crew Dragon in posizione di rendezvous con la Stazione spaziale.

Al contrario dei voli diretti della Soyuz russa, che duravano circa sei ore, la Dragon non raggiungerà immediatamente la Stazione spaziale ma compirà alcuni flyby della Terra prima di posizionarsi correttamente in orbita bassa.

A questo punto, la Crew Dragon sarà in grado di avvicinarsi gradualmente ed effettuare l’attracco alla stazione, manovre che il veicolo spaziale è progettato per completare in modo completamente automatico.

In ogni caso, gli astronauti a bordo del veicolo e il centro di controllo a Terra monitoreranno attentamente le fasi di avvicinamento e attracco, e potranno prendere manualmente il controllo del veicolo spaziale se lo circostanze lo dovessero richiedere.

Una volta conclusa la missione, la cui durata non è ancora stata annunciata con precisione, Crew Dragon si sgancerà in modo automatico dalla Stazione spaziale e sarà pronta per il rientro in atmosfera, riportando Behnken e Hurley sulla Terra con un ammaraggio nell’Oceano Atlantico al largo della costa orientale della Florida – il classico splashdown, proprio come succedeva con le missioni Apollo“.

Per maggiori dettagli sulle operazioni che vedremo stasera (Meteo permettendo) potete vedere qui :

Crew Dragon Demo 2: cosa succederà il giorno del lancio?

Chiudiamo con una piccola curiosità; si potrà vedere qualcosa di questa missione dalla Calabria?

La risposta è NI, la navicella, alle 22.56 potrà essere vista da noi guardando a nord ovest, sulla costellazione dell’Auriga.

Si vedrebbe un puntino luminoso in rapido movimento, ma solo per pochi secondi, prima che diventi invisibile entrando nel cono d’ombra della Terra

Immagine del Cielo, bisogna immaginarsi come osservatori posti al centro del cerchio che osservano il cielo verso sud, si hanno quindi invertiti sulla mappa i punti cardinali, dal vivo possiamo seguire la mappa proposta sotto

Posizione sul tracciato a terra di dove passerà la navicella Dragon tra le 22.57 e le 23.00, utile per orientarsi per osservarla.

 

Ass. Meteopresila

Maggio in terza fase, si ritorna a temperature più normali.

Ultime ore di caldo Africano.

Siamo in fase di cambiamento anche da un punto di vista meteo; già in queste ore il cambio della circolazione inizia a portare ad un calo delle temperature sulla Calabria.

L’anticiclone africano, che ci ha ingabbiato dentro ad una bolla di caldo intenso, nei prossimi giorni tenderà a spostarsi sempre più verso Oriente, e al suo posto si sta avvicinando  una depressione proveniente da ovest (vedi immagine di copertina).

Si conclude quindi con oggi questa fase dal sapore africano con qualche record di caldo battuto in Sicilia; e pare che almeno fino a fine mese l’anticiclone africano non dovrebbe più farci visita.

Fig. 1 – Temperature in quota (1500m circa) – tramite questa Mappa possiamo vedere la “bolla di calore” rappresentata in rosso, allontanarsi verso Est, mentre aria più fresca (in giallo) si avvicina da Ovest. Credit by meteogiornale – GFS

 

Nelle prossime ore si andrà a ribaltare la situazione nel Mediterraneo, la bassa pressione sopracitata favorirà la formazione di piogge sparse sulla Penisola oltre che ad un netto calo delle temperature (al sud avremo circa 10 gradi in meno).

Fig.2 – Andamento delle temperature previste per i prossimi giorni. – possiamo notare (evidenziato dalla grafica) il calo delle temperature previste, e la possibilità di piogge tra il 20 e il 21 maggio.

Osservando la Fig.2, si può vedere graficamente che da una temperature in quota di +22°C a 850 hPa (1500mt circa) delle ore centrali di oggi; si va a scendere fino ad una temperatura della massa d’aria di +9°C per mercoledì mattina.

Il caldo-umido accumulatosi in questi giorni nei bassi strati inoltre, fungerà da benzina per l’instabilità che, tra mercoledì e giovedì, potrebbe anche sfociare in fenomeni temporaleschi violenti in alcune aree della nostra regione.

Analizzeremo in seguito le aree che potrebbero essere interessate.

Inizia intanto il calo termico e il totale ricambio d’aria.

Fine Aprile; Ritornano le piogge sulla Calabria

L’anticiclone che da venerdì scorso ha garantito bel tempo sulla nostra regione, adesso tende a ritirarsi, togliendo così la sua protezione dalla nostra regione.

Correnti più umide tenderanno ad imporsi apportando un po’ di instabilità nei prossimi giorni con un lieve calo termico.

Un primo debole peggioramento si avrà già nelle prossime ore, con deciso aumento della nuvolosità e, nella prossima notte, arrivo di precipitazioni sparse specie sui settori tirrenici.

Fig.1 – Piogge previste in serata oggi

Mercoledì ancora instabile sul versante tirrenico ed entroterra con piogge sparse, ma deboli al mattino (Vedi fig. 2 e 3 );  con tendenza al miglioramento nel corso della giornata, anche se con nuvolosità a tratti irregolare e venti in lieve accentuazione.

Fig.2 – Piogge previste mercoledì primo mattino

Fig.3 – Piogge previste Mercoledì tarda mattinata

 

Domenico Talarico

Crisi di Salinità del Messiniano

Il Messiniano, nella scala geologica dei tempi, è un piano dell’epoca del Miocene e si estende tra i 7 e i 5 milioni di anni fa.

L’evento più significativo registrato in questo tempo geologico è la Crisi di Salinità del Messiniano avvenuta 5,6 milioni di anni fa nel corso della quale le acque del mar Mediterraneo evaporarono quasi completamente, a causa della chiusura dello Stretto di Gibilterra, trasformandosi così in una enorme conca quasi asciutta.

A questo evento geologico sono legate le evaporiti, rocce sedimentarie costituite da sali minerali precipitati da una soluzione per evaporazione del solvente, nel caso specifico per evaporazione dell’acqua di mare.

I principali minerali che costituiscono queste rocce sono il gesso, l’anidrite ed il salgemma e li troviamo in quelli che vengono considerati bacini evaporitici.

In Calabria si trovano nella stretta di Catanzaro, Marcellinara, Crotone, Rossano, Sibari e Benestare.

Il più grande bacino evaporitico è quello di Crotone, – già trattato nel precedente articolo – , in cui l’evidenza di rocce evaporitiche è legata alla presenza di salgemma e soprattutto alla formazione dei Diapiri Salini affioranti nella zona di Zinga, frazione di Casabona (KR).

 

Cosa sono i Diapiri Salini?

Il termine diapiro deriva da una parola greca che significa “perforare”.

Queste masse di salgemma possono assumere la forma di colonne e sono dette in tal caso duomi o cupole saline, ma il termine diapiro è quello più utilizzato.

I diapiri possono essere considerati quindi delle rocce evaporitiche, meno dense rispetto alle altre rocce circostanti, che salgono all’interno della crosta a causa di differenza di densità aiutati anche da movimenti tettonici, legati alla presenza di faglie, di tipo compressivo, cioè un qualcosa che comprime e li aiuta a risalire in superficie.

Li troviamo nella zona di Zinga frazione di Casabona, in località Russomanno nella splendida Valle del fiume Vitravo e a Verzino nella zona di Vallone Cufalo, con qualche altra presenza nel territorio di Castelsilano.

Questi depositi di sale derivano da precipitazione chimica e sono costituiti in prevalenza da cloruro di sodio (salgemma) e si formano per evaporazione in bacini marini chiusi o semichiusi, come appunto il Bacino di Crotone.

Il salgemma, dopo la sua deposizione, nel corso della storia geologica, viene coperto da altri sedimenti e questi a loro volta sono progressivamente seppelliti sotto altri sedimenti, per cui si compattano e subiscono un aumento di densità, che in genere raggiunge valori compresi tra 2,4 e 2,7 g/cm3. Il salgemma, oltre a essere più leggero delle rocce circostanti, è duttile e questo fa sì che possa deformarsi plasticamente: sottoposto al carico non uniformemente distribuito dei sedimenti, il sale fluisce lateralmente e verso l’alto, formando un’alternanza caratteristica di dorsali e depressioni.

Il geosito di Zinga è unico in tutta Europa, soprattutto per la sua estensione.

 

Fig. 2 – I Diapiri Salini nel Bacino di Crotone (Lugli Et Al., 2007).

 

Perché è unico il geosito di Zinga?

La zona dove affiorano i Diapiri Salini di Zinga è stata studiata ed è tuttora in fase di studio perché sono state rilevate molte peculiarità all’interno delle rocce di sale.

È proprio grazie a questi diapiri che la comunità scientifica è venuta a conoscenza della salinità e temperatura delle acque del Mar Mediterraneo nel Messiniano.

Tutto questo grazie a delle ricerche condotte negli anni da numerosi esperti, tra cui i lavori del prof. Dominici e della Dott.essa Cipriani del Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra dell’Università della Calabria.

L’ultima ricerca condotta, infatti, ha evidenziato la presenza di inclusioni fluide, vere e proprie bolle d’acqua, rimaste intrappolate nei cristalli di sale dove all’interno sono state trovate tracce di microrganismi che potrebbero essere riportati in vita.

Si tratta di microalghe verdi, blu e rosse che popolavano il mediterraneo 5,6 milioni di anni fa. Studi pubblicati in riviste internazionali e che possono essere consultati nella parte dedicata alla bibliografia dove abbiamo indicato i titoli.

Fig. 3 – Diapiro Salino sul fiume Vitravo

 

Fig. 4 – Diapiro Salino su Monte Russomanno

 

Dott. Mario Cimieri

in Collaborazione con

il Dott. Matteo Montesani

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Bibliografia

S. Lugli, R. Dominici, M. Barone, E. Costa & C. Cavozzi – Messinian halite and residual facies in the Crotone basin (Calabria, Italy).

From: SCHREIBER, B. C., LUGLI, S. & BA˛BEL, M. (eds) Evaporites Through Space and Time. Geological Society, London, Special Publications, 285, 169–178. DOI: 10.1144/SP285.10 0305-8719/07/$15.00 # The Geological Society of London 2007.

Mirko Barone, Rocco Dominici, Francesco Muto and Salvatore Critelli – Detrital modes in a late miocene wedge-top basin, northeastern Calabria, Italy: compositional record of wedge-top partitioning. Journal of Sedimentary Research, 2008, v. 78, 693–711.

M. Cipriani, A. Costanzo, M. Feely, R. Dominici – The Messinian halite deposit in the Crotone basin, Italy: new perspectives from fluid inclusion studies.

La forma della Terra

Introduzione

L’argomento di questo articolo è la Geodesia, ovvero lo studio e la rappresentazione della Terra.

È davvero difficile accettare che in una realtà tecnologicamente avanzata come quella dei giorni nostri esistano i terrapiattisti, gente che associa la forma del nostro pianeta a una pizza gigante.

Secondo Gianluca Ranzini, astrofisico e giornalista della rivista Focus, il terrapiattismo moderno deve le sue origini a un controverso personaggio dell’Inghilterra del XIX secolo di nome Samuel Birley Rowbotham, che provava con i suoi esperimenti a dimostrare che la Terra è piatta.

La Flat Earth Society, società della terra piatta, conta qualche migliaio di iscritti nel globo (come loro stessi affermano, senza cogliere l’ironia di tale affermazione).

La democrazia e il progresso tecnologico sono state sicuramente due grandi conquiste dell’umanità; nonostante ciò, ogni medaglia ha due facce e la faccia oscura di questa medaglia è correlata al fatto che le suddette conquiste hanno consentito di portare a tutti quanti (proprio a tutti) le proprie idee a una platea mondiale.

In questo scenario è facilitata fortemente la condivisione di fake news e la diffusione a macchia d’olio di teorie prive di alcuna validità scientifica come per l’appunto il terrapiattismo; quest’ultimo, ahimè, è stato anche valorizzato e portato avanti da personaggi famosi e influenti e di riflesso anche da molti dei loro fan.

Davanti a una persona che sostiene il terrapiattismo si potrebbe anche sorridere e far finta di nulla; tuttavia, è comunque utile dissipare ogni dubbio che possa sorgere a riguardo.

Alla luce di questo, l’obiettivo dell’intervento di oggi sarà quello di dare alcune indicazioni scientificamente riconosciute e approvate sulla forma della Terra aiutandoci con alcuni esempi[1].

Per la stesura del presente articolo, dal momento che concerne un campo tanto ostico quanto importante, ho richiesto la collaborazione del Dr. Innocenzo De Marco, fisico e dottorando presso l’Università di Leeds e ricercatore presso Toshiba Europe Ltd, il quale ha collaborato con me nella stesura dell’intervento.

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[1] Al fine di rendere l’articolo accessibile e comprensibile a tutti, verranno schematizzati i risultati delle dimostrazioni scientifiche alle quali si è arrivati nel corso dei secoli, senza riportare i complessi calcoli matematici che hanno condotto alle dimostrazioni di cui sopra.

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La forma della Terra

L’idea che la Terra sia piatta è ragionevole, a prima vista: le enormi dimensioni del pianeta rendono la curvatura praticamente invisibile all’occhio umano. Una fotocamera con zoom sufficientemente potente può scattare una foto a un pallone da basket abbastanza ravvicinata da farne sembrare piatta la superficie.

Che la Chiesa e la società nel Medioevo credessero alla Terra piatta è un falso storico: già nell’antica Grecia, la concezione della Terra piatta era stata abbandonata.

Platone e Aristotele scrivevano che la forma della Terra deve essere sferica, per rimuovere l’assunzione che ci sia qualcosa a sostenerla nello spazio.

Altre osservazioni sono utili a mostrare che la Terra non è piatta: l’esempio più classico è una nave che si avvicina dall’orizzonte.

Se la Terra fosse piatta, la nave comparirebbe come un puntino che si ingrandisce man mano che si avvicina.

Quello che invece succede è che sono gli alberi e le vele della nave ad essere avvistati per primi, in quanto più alti e quindi in grado di “superare” la curvatura terrestre prima del resto della nave.

 

 

Una nave che scompare all’orizzonte in una Terra sferica (okpedia.it).

 

Eratostene fu il primo a misurare con sufficiente precisione la circonferenza della Terra.

Durante lo stesso giorno, Eratostene notò che il Sole proiettava un’ombra diversa dello stesso bastone in due città diverse. Conoscendo la lunghezza del bastone e misurando le due diverse ombre, Eratostene riuscì a calcolare la circonferenza della Terra ottenendo un valore molto vicino a quello considerato corretto oggi.

In seguito, l’avanzare della Scienza portò a ulteriori raffinamenti nella rappresentazione della Terra.

A partire dal XVII secolo, gli studi di Newton e Huygens portarono ad attribuire alla terra una forma ellissoidica appiattita lungo l’asse di rotazione terrestre; tale forma nel complesso fu definita “ellissoide oblato”. L’idea alla base è che l’equatore “ruota di più” rispetto ai poli, essendo più lontano dall’asse di rotazione.

Per questo motivo, la Terra si è “schiacciata” ai poli durante la sua formazione. Nel 1700 il matematico e astronomo francese Clairaut descrisse una forma geometrica che approssimava molto bene la forma della terra, ossia una figura solida appartenente alla famiglia delle quadratiche, definita “ellissoide di rotazione”, simile all’ellissoide oblato di Newton e Huygens.

L’ellissoide di rotazione proposto da Clairaut era caratterizzato da un semiasse maggiore corrispondente all’equatore terrestre e da uno schiacciamento in corrispondenza dei due poli; questo peculiare ellissoide di rotazione fu definito “sferoide”.

Oggi, dopo secoli di studi e complessi calcoli, si è arrivati ad affermare che la migliore approssimazione della forma della terra è un “geoide”, un particolare solido definito come una superficie equipotenziale (ovvero una superficie su cui l’accelerazione di gravità è costante) passante per il livello medio del mare.

 

Rappresentazione della forma della terra con geoide o ellissoide (openoikos.com).

 

La superficie del geoide presenta alcune ondulazioni in più rispetto allo sferoide di Clairaut, dovute alle diverse concentrazioni e densità di materiali distribuiti sulla superficie della Terra, ma non si discosta sensibilmente da quest’ultimo (Gasparini e Mantovani, 1981[2]); di conseguenza, si può considerare lo sferoide di Clairaut come modello teorico della terra sul quale effettuare calcoli.

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[2] <<Fisica della terra solida>>; Gasparini P. & Mantovani M.S.M, 1981

 

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Considerazioni conclusive

L’obiettivo di questo articolo è stato quello di prendere, metaforicamente, una piccolissima parte della punta di un grande Iceberg di studi e dimostrazioni condotte nel corso dei secoli fino ad oggi e sintetizzarlo in termini semplici e accessibili a tutti; già dalle poche nozioni ivi riportate (dimostrate scientificamente nel corso degli anni), risulta piuttosto difficile l’accostamento del pianeta sul quale viviamo a una qualsiasi forma piatta.

Per arrivare a definire in modo esatto la forma della Terra sono stati necessari secoli di misure, calcoli complessi, studi scientifici di dettaglio che sono stati rivisti e migliorati anno dopo anno; sono stati scritti trattati, libri e manuali e si hanno numerose pubblicazioni su prestigiose riviste scientifiche. Tutto ciò è stato il frutto del lavoro di scienziati che hanno dedicato la loro vita a questo, grandi menti che hanno investito buona parte del loro tempo (se non tutto) e che ancora al giorno d’oggi continuano a perfezionare il modello geoidale rappresentante la terra.

Sicuramente questi non avranno il tempo materiale per confutare sui Social Network improbabili teorie terrapiattiste, quindi è compito di ciascuno di noi affidarsi sempre a fonti attendibili e scientificamente riconosciute.

Tuttavia, anche senza scomodare geometrie non euclidee e meccanica rotazionale, accorgersi della curvatura della Terra è semplice. Basta aprire gli occhi e osservare.

 

Dott. Geol. Matteo Montesani

Dott. Innocenzo De Marco

 

Caratteri geologici del Bacino di Crotone

Il Bacino di Crotone

Il bacino di Crotone è ubicato nel settore nord orientale della Calabria, lungo il versante ionico ed è composto prevalentemente da rocce sedimentarie.

Può essere definito come un depocentro (zona di massima deposizione), riempito da sedimenti, che variano dall’ambiente continentale al marino profondo con un’età compresa tra il Serravalliano (c.a. 13 Milioni di anni fa) ed il Pleistocene (c.a. 2.5 Milioni di anni fa).

A livello geologico la zona è stata interpretata come una porzione di un ampio bacino denominato di “avanarco”, cioè un qualcosa che si è formato tra un originario arco magmatico, composto per l’appunto da vulcani ed un complesso di subduzione.

In parole povere si tratta di un’area della superficie terrestre formatasi per effetto della subsidenza, in cui si sono successivamente accumulati i sedimenti.

La subsidenza, infatti, essendo il motore di tutti i bacini sedimentari, vede la superficie topografica abbassarsi e sprofondare, rispetto alle zone circostanti, fornendo continuamente nuovo spazio per l’accumulo di altri sedimenti.

Fig.1: Schema geologico semplificato dell’Arco Calabro con la posizione del Bacino di Crotone (Massari et alii, 2002; Zecchin et alii, 2003)

 

Perché è importante il Bacino di Crotone?

Il Bacino di Crotone ha da sempre destato notevole interesse nella comunità scientifica per il grosso potenziale di geo-risorse sfruttabili; dagli idrocarburi gassosi dei Campi Luna ed Hera Lacinia a largo di Crotone, allo sfruttamento di salgemma con le miniere di Belvedere di Spinello e Zinga di Casabona fino ad arrivare alle miniere di zolfo di Strongoli.

È stato studiato in gran dettaglio sin dalla fine dell’800 da numerosi esperti del settore che hanno dato un contributo fondamentale per le conoscenze geologiche, tettoniche e stratigrafiche.

L’area del Bacino di Crotone è stata analizzata e investigata sia per scopi industriali, ai fini dello sfruttamento di idrocarburi e di salgemma, legato alla crisi di salinità del Messiniano[1], sia ai fini di previsione e prevenzione dei rischi naturali in quanto è presente un corpo evaporitico.

La presenza di risorse sfruttabili nell’offshore crotonese è proprio correlata al salgemma, il quale riesce a creare una condizione ideale e naturale per la formazione di idrocarburi.

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[1] L’argomento relativo alla crisi di salinità del Messiniano verrà trattato con un grado di dettaglio maggiore nel corso dei prossimi articoli.

 

Attività Eni Agip nel Bacino di Crotone

Fin dal 1952 l’Agip, oggi Ente Nazionale degli Idrocarburi (Eni), ha svolto attività esplorative in Calabria per la ricerca di idrocarburi.

Un’attività che ha portato ad una più approfondita conoscenza della regione da un punto di vista di geo-risorse, Dalle analisi effettuate è stata evidenziata la presenza di idrocarburi allo stato gassoso (circa il 99% da metano) mentre dall’analisi stratigrafica invece, si è visto che provengono da tre principali “reservoir” (serbatoi) contenuti nella fase pre-evaporitica, cioè prima dello strato che contraddistingue le rocce evaporitiche del crotonese (salgemma, gessi) con la scoperta, quindi, degli attuali giacimenti Luna ed Hera Lacinia a largo di Crotone.

Proprio nella zona di Crotone sono stati realizzati i pozzi Hera Lacinia 1 (1975), che ha rinvenuto strati gassiferi e nell’anno seguente altri due pozzi i quali accertavano che la mineralizzazione si estendeva anche nell’antistante offshore.

A terra veniva, invece, realizzato il pozzo Vitravo 1 (1976) risultato però sterile.

 

Fig.2: Le piattaforme di Luna ed Hera Lacinia a largo di Crotone

 

Nell’offshore ionico, l’Eni ha attualmente in esercizio gli impianti di produzione relativi al giacimento gassifero “Luna”.

Si è deciso lo sfruttamento del giacimento per mezzo di 12 pozzi, che sono stati eseguiti da una piattaforma fissa offshore, ubicata al largo di Crotone, su un fondale con una profondità d’acqua di 70 m, distante 7 km dalla costa con una profondità verticale dei pozzi di 1900 m.

Il Bacino di Crotone è sede di accumuli di gas già scoperti nei giacimenti Luna, Hera Lacinia e Lavinia.

 

Dott. Mario Cimieri

 

Bibliografia

Agip S.p.a. (1977) – Nota sulla ricerca petrolifera e sulla coltivazione dei giacimenti di idrocarburi nell’Italia Meridionale.

Massari F., Rio D., Sgavetti M., Prosser G., D’Alessandro A., Asioli A., Capraro L., Fornaciari E., and Tateo F. (2002) –  Interplay between tectonics and glacio-eustasy: Pleistocene succession of the Crotone Basin, Calabria (Southern Italy). Geological Society of American Bulletin, v. 114, p. 1183-1209.

Zecchin M., Massari F, Mellere D. and Prosser G. (2003) – Architectural styles of prograding  wedges in a tectonically active setting, Crotone Basin, Southern Italy. Journal of Geological Society of London, v. 160, p. 863-880

Zecchin M., Praeg D., Ceramicola S., Muto F. (2015) – Onshore to offshore correlation of regional unconformities in the Plio-Pleistocene sedimentary succession of the Calabrian Arc (central Mediterranean). Earth Scienze Reviews v. 142, p. 60-78

 

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