Il Messiniano, nella scala geologica dei tempi, è un piano dell’epoca del Miocene e si estende tra i 7 e i 5 milioni di anni fa.

L’evento più significativo registrato in questo tempo geologico è la Crisi di Salinità del Messiniano avvenuta 5,6 milioni di anni fa nel corso della quale le acque del mar Mediterraneo evaporarono quasi completamente, a causa della chiusura dello Stretto di Gibilterra, trasformandosi così in una enorme conca quasi asciutta.

A questo evento geologico sono legate le evaporiti, rocce sedimentarie costituite da sali minerali precipitati da una soluzione per evaporazione del solvente, nel caso specifico per evaporazione dell’acqua di mare.

I principali minerali che costituiscono queste rocce sono il gesso, l’anidrite ed il salgemma e li troviamo in quelli che vengono considerati bacini evaporitici.

In Calabria si trovano nella stretta di Catanzaro, Marcellinara, Crotone, Rossano, Sibari e Benestare.

Il più grande bacino evaporitico è quello di Crotone, – già trattato nel precedente articolo – , in cui l’evidenza di rocce evaporitiche è legata alla presenza di salgemma e soprattutto alla formazione dei Diapiri Salini affioranti nella zona di Zinga, frazione di Casabona (KR).

 

Cosa sono i Diapiri Salini?

Il termine diapiro deriva da una parola greca che significa “perforare”.

Queste masse di salgemma possono assumere la forma di colonne e sono dette in tal caso duomi o cupole saline, ma il termine diapiro è quello più utilizzato.

I diapiri possono essere considerati quindi delle rocce evaporitiche, meno dense rispetto alle altre rocce circostanti, che salgono all’interno della crosta a causa di differenza di densità aiutati anche da movimenti tettonici, legati alla presenza di faglie, di tipo compressivo, cioè un qualcosa che comprime e li aiuta a risalire in superficie.

Li troviamo nella zona di Zinga frazione di Casabona, in località Russomanno nella splendida Valle del fiume Vitravo e a Verzino nella zona di Vallone Cufalo, con qualche altra presenza nel territorio di Castelsilano.

Questi depositi di sale derivano da precipitazione chimica e sono costituiti in prevalenza da cloruro di sodio (salgemma) e si formano per evaporazione in bacini marini chiusi o semichiusi, come appunto il Bacino di Crotone.

Il salgemma, dopo la sua deposizione, nel corso della storia geologica, viene coperto da altri sedimenti e questi a loro volta sono progressivamente seppelliti sotto altri sedimenti, per cui si compattano e subiscono un aumento di densità, che in genere raggiunge valori compresi tra 2,4 e 2,7 g/cm3. Il salgemma, oltre a essere più leggero delle rocce circostanti, è duttile e questo fa sì che possa deformarsi plasticamente: sottoposto al carico non uniformemente distribuito dei sedimenti, il sale fluisce lateralmente e verso l’alto, formando un’alternanza caratteristica di dorsali e depressioni.

Il geosito di Zinga è unico in tutta Europa, soprattutto per la sua estensione.

 

Fig. 2 – I Diapiri Salini nel Bacino di Crotone (Lugli Et Al., 2007).

 

Perché è unico il geosito di Zinga?

La zona dove affiorano i Diapiri Salini di Zinga è stata studiata ed è tuttora in fase di studio perché sono state rilevate molte peculiarità all’interno delle rocce di sale.

È proprio grazie a questi diapiri che la comunità scientifica è venuta a conoscenza della salinità e temperatura delle acque del Mar Mediterraneo nel Messiniano.

Tutto questo grazie a delle ricerche condotte negli anni da numerosi esperti, tra cui i lavori del prof. Dominici e della Dott.essa Cipriani del Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra dell’Università della Calabria.

L’ultima ricerca condotta, infatti, ha evidenziato la presenza di inclusioni fluide, vere e proprie bolle d’acqua, rimaste intrappolate nei cristalli di sale dove all’interno sono state trovate tracce di microrganismi che potrebbero essere riportati in vita.

Si tratta di microalghe verdi, blu e rosse che popolavano il mediterraneo 5,6 milioni di anni fa. Studi pubblicati in riviste internazionali e che possono essere consultati nella parte dedicata alla bibliografia dove abbiamo indicato i titoli.

Fig. 3 – Diapiro Salino sul fiume Vitravo

 

Fig. 4 – Diapiro Salino su Monte Russomanno

 

Dott. Mario Cimieri

in Collaborazione con

il Dott. Matteo Montesani

______________________________

Bibliografia

S. Lugli, R. Dominici, M. Barone, E. Costa & C. Cavozzi – Messinian halite and residual facies in the Crotone basin (Calabria, Italy).

From: SCHREIBER, B. C., LUGLI, S. & BA˛BEL, M. (eds) Evaporites Through Space and Time. Geological Society, London, Special Publications, 285, 169–178. DOI: 10.1144/SP285.10 0305-8719/07/$15.00 # The Geological Society of London 2007.

Mirko Barone, Rocco Dominici, Francesco Muto and Salvatore Critelli – Detrital modes in a late miocene wedge-top basin, northeastern Calabria, Italy: compositional record of wedge-top partitioning. Journal of Sedimentary Research, 2008, v. 78, 693–711.

M. Cipriani, A. Costanzo, M. Feely, R. Dominici – The Messinian halite deposit in the Crotone basin, Italy: new perspectives from fluid inclusion studies.

One thought on “Crisi di Salinità del Messiniano

  1. anno 1960….tesi di laurea in geologia Universita’ Bologna…prof. Selli…Messiniano della zona compresa fra Caltanissetta ed Enna…analisi micropaleontologiche sul Tortoniano immediatamente sottostante la Serie Evaporitica…per accertare l’inizio dell’ambiente euxinico ancor prima del deposito evaporitico…AREA MINIERA PASQUASIA…DI SALI POTASSICI…..DIRETTORE GEOLOGO DOTT. ENRICO FAZIA DI CASABONA…

Rispondi a Michele Curcuruto Annulla risposta

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.